25 Giugno 1628
si pose la prima pietra
dell’attuale ospedale
25 Giugno 1628
si pose la prima pietra
dell’attuale ospedale
Il nuovo ospedale fu costruito su progetto dell’Architetto Soliva. Manca il disegno del progettista. Però da una memoria scritta sono indicati i locali da fabbricarsi, la memoria recita così;
“ Si fa prima un cortile per il quale si entrerà da tutti li altri “lochi et servizi del quadriporticohospitale con li suoi portici a torno o parte
“di essi secondo sarà giudicato espediente”.
“in esso cortile si farà la speciaria con li suoi lochi inferiori et “superiori secondo il bisogno”. La citata memoria, accenna poi agli altri locali previsti per i servizi, alloggi, ecc. descrive la parte dell’edificio assegnata propriamente ad ospedale:”in fronte la parte del cortile si farà il loco per “li infermi capace per trenta letti almeno con il loco per l’altare”commodo a sentire la messa anco per le donne et figliuoli; quel “loco sarà a mezza aria, et fattosi tutti noto che possi servire a “diversi servizi per l’hospitale”.Vi siano due o tre camarini per li feriti et mali di testa, con “li lochi per alloggiar et il barbiero et altri servienti”.“Da una parte di detto primo cortile si entrerà nel loco et “appartamento delle donne nel quale si farà il loco dove stiano le “donne et figliole inferme, et tutte le altre donne et figliole possieno sentire la messa che si dirà sul loco delli homini infermi.Un loco comodo per le baile, dove vi sii il torno per i figlioli che espongono verso strada.
Questi Bimbi disposti come piccoli fiorellini sono i Bimbi esposti dell’Ospedale
“l’Ospedale Maggiore della carità assisteva gli esposti fin dai primi anni del suo funzionamento”(vedi) La Ruota di Novara “di Anna Martinengo”
Due dormitori per le figliuole uno per le piccole l’altro per le più grandi capaci fra tutti duoi di quaranta letti, con li lochi comuni et necessari.La memoria ricorda ancora la costruzione di cucine, cantine, lavanderie, guardaroba, forno per il pane, pozzi di acqua, ed altri lochi destinati ad archivio delle scritture, sala di lavoro, granai, ecc.
In conclusione il progetto dell’architetto Soliva considerava un cortile di entrata, che tutt’ora si conserva, ed attorno ad esso cortile i più importanti locali adibiti ad ospedale e servizi; cioè di fronte al cortile di entrata sorgeva l’infermeria degli uomini, capace di trenta letti almeno, mentre da un’altra parte del cortile si apriva l’infermeria per le donne, il brefotrofio, con verso la strada il torno dove si esponevano i neonati; camerini per feriti ed ammalati che volevano essere curati separatamente; il nuovo ospedale infine disponeva di tutti i servizi necessari.
Attorno a questo nucleo ospedaliero negli anni successivi sorgono nuovi locali, non bene specificati, in relazione ai bisogni sempre maggiori dell’assistenza cittadina.
Nel secolo successivo gli ampliamenti furono di maggiore mole ed importanza;i più notevoli sono quelli eseguiti fra il 1770 e il 1789 su disegni dell’architetto Martinez.
Nel 1834 si costruì una crociera che fu unita al resto dell’ospedale con due tratti di corridoio. Il progetto era dell’ing. Melchionni lo stesso che aveva già nel 1833 progettato l’ampliamento della crociera per gli uomini, capace di contenere, con le camere attigue 262 letti. I lavori di questo nuovo ampliamento furono iniziati nel 1839 e ultimati nel 1841.
Nello stesso anno si provvide alla costruzione di sette bagni e di un locale appartato per le malattie contagiose. Fra il 1844 e il 1847 si ampliò anche l’infermeria per le donne.
Finalmente nel 1849 si arriva alla riforma edilizia dell’Antonelli, il quale concepì un piano regolatore che allargava le due infermerie e le univa costruendo sull’aria che fra esse era stata sempre lasciata libera in modo da ottenere quella continuità di locali che tale si mantenne fino alla riforma ospedaliera del 1932.
Nel 1850 si diede inizio al progetto Antonelli del quale le parti più importanti furono terminate nel 1864.
Nel 1853 vennero acquistati terreni verso nord portando cosi la superficie complessive dell’ospedale a 70.000 mq.
Il progetto Antonelliano conforme alla tendenza dei tempi nei riguardi dell’edilizia ospedaliera, prevedeva un unico grande edificio, con infermerie intercomunicanti, a cortili chiusi, con conseguente addensamento di popolazione inferma su superficie ristretta e quindi con tutti gli inconvenienti di ordine assistenziale e separatamente di indole epidemiologica che ne possono derivare.(a questo tipo di ospedale rispondono alcuni dei nostri più belli e architettonicamente interessanti edifici del 400, come l’Ospedale Maggiore di Milano, il Pammatore di Genova, e altri del 500 e 600 come il vecchio Ospedale Maggiore San Giovanni Battista della città di Torino.)
Il mirabile complesso edilizio solo in parte realizzato apparve ben presto inadeguato alle moderne esigenze sanitarie, sicchè tutte le amministrazioni che si succedettero nel reggere le sorti del Pio Istituto, si preoccuparono dello studio di una radicale, completa riforma edilizia che potesse permettere una maggiore estensione dell’assistenza ospedaliera e che potesse soddisfare l’esigenze per un lungo periodo di anni. Il problema per la detta riforma si improntava in particolar modo ai seguenti concetti:
1) Eventuale sistemazione dei fabbricati già esistenti per renderli più
conformi ai nuovi concetti di edilizia ospedaliera;
2) Ricostruzione ex novo dell’ospedale, nella stessa sede ospitaliera
previa demolizione dei vecchi fabbricati;
3) Abbandono della vecchia sede per provvedere senz’altro alla costruzione
di un nuovo ospedale lontano dal centro abitato ed in località adatta.
nel 1908 fu bandito il concorso per un nuovo ospedale capace di mille letti
da erigersi su una area denominata la “Cappuccina”distante circa due chilometri dal centro cittadino. A tale proposito l’Amministrazione Ospedaliera del Maggiore, interessava il collegio degli ingegneri e degli architetti della Provincia di Novara ad esprimere il proprio avviso in merito alla questione, indicandone le opportune proposte.
Nel 1905 il collegio degli ingegneri rassegnava un ampia relazione con la quale concludeva che, seppure la costruzione del nuovo ospedale in altra località avrebbe potuto rappresentare senza dubbio la soluzione più attraente, tuttavia, per ragioni particolarmente economiche, ammetteva che si sarebbe potuto convenientemente attuare tale riforma anche nella vecchia sede.
Univa inoltre diversi progetti di riforma perché l’amministrazione potesse scegliere quello che ritenesse più attuabile anche in relazione alle disponibilità economiche.
Nel 1908 l’amministrazione del Pio Istituto decideva senz’altro la costruzione dell’ospedale in una nuova località e bandiva il concorso per il
progetto di un ospedale di circa 1.000 letti compresi i locali per il ricovero dei tubercolotici e dei cronici, da costruirsi in un area donata al Pio Istituto in località denominata (la Cappuccina) compresa tra la strada provinciale Novara – Mortara e la strada per la piazza d’Armi, distante circa due chilometri dal centro cittadino. Nell’esecuzione delle opere dell’ospedale era prevista per prima la costruzione per cronici e tubercolotici allo scopo di lasciare a disposizione dei malati acuti un rilevante numero di letti; in un secondo tempo e gradualmente si sarebbero costruiti gli altri fabbricati destinati a ricoveri dei malati e a servizi. Il concorso bandito per la costruzione del nuovo ospedale non diede risultati soddisfacenti.
Tempo dopo fu incaricato per uno studio sulla riforma edilizia ospedaliera l’architetto ing. Massara, il quale nel 1911 presentava un progetto completo per la costruzione nella predetta località (la Cappuccina), del nuovo ospedale, le cui caratteristiche costruttive si uniformavano al tipo di ospedale con diversi corpi di fabbricati collegati fra di loro a mezzo di gallerie .
Della progettata riforma ospedaliera Massara del 1914 fù soltanto portata al termine la costruzione del padiglione per cronici; mentre l’esecuzione dell’intero progetto fu abbandonata a causa dei perturbamenti sociali ed economici derivati dalla guerra europea e dell’immediato dopoguerra. Abbandonata definitivamente l’idea di far sorgere il nuovo ospedale il località la “Cappuccina” Nel maggio 1929 ebbe inizio la recente riforma edilizia con l’abbattimento dei vecchi fabbricati e la costruzione di quattro nuovi padiglioni sull’area della vecchia sede,
L’Ing. Radaelli fu l’autore del progetto, il quale rispettava alcuni dei vecchi edifici esistenti ed aggiungeva diversi padiglioni ai piani. Nel 1938 venne iniziata la costruzione del padiglione delle Specialità generosamente donato dalla Banca Popolare di Novara e progettato dall’architetto Greppi.Con decreto reale del 28 settembre 1929, fu attuata un’altra importante riforma, la fusione dell’Ospedale maggiore della carità,dell’Ospedale San Giuliano ricostruito su nuova sede nel 1903 e dell’Istituto De Pagave (ricovero per vecchi inabili fondato nel 1813 dal patrizio Gaudenzio De Pagave) in un unico ente sotto la denominazione di “Ospedale Maggiore della Carità di Novara ed Opere Pie Riunite”.
L’istituzione è retta da un Consiglio d’Amministrazione composto da un presidente di nomina prefettizia e di quattro membri eletti dal Consiglio Comunale. Quest’ultimo deve scegliere almeno uno tra i membri della Università dei calzolai di Novara, i quali concorsero alla fondazione ed all’amministrazione dell’Ospedale San Giuliano.
Il gruppo dei quattro nuovi fabbricati inaugurati nel 1930 comprende:il padiglione di medicina con la Divisione neurologica al piano terreno, capace di 70 letti e al primo e secondo Piano le 2 Divisioni di medicina della capacità complessiva di 160 letti.
Il padiglione di Chirurgia accoglie al piano terreno la Divisione di Urologica con 65 letti,
e ai piani superiori le 2 Divisioni Chirurgiche capaci di 145 letti complessivamente.
Il padiglione di Pediatria Medica è a 2 piani ed ha una capacità di 65 letti.
La casa di cura per i paganti, a tre piani fuori terra ha una capacità di 60 posti letto con camere per i pensionanti e appartamenti con salotto e bagno.
Il Padiglione delle Specialità inaugurato nel 1940 consta di quattro piani fuori terra. Al piano terreno ha sede l’Istituto Radiologico che è tra i meglio attrezzati d’Italia.
Dispone di 6 sale di diagnostica. Con attrezzatura per broncologia,
gastrologia, stratigrafia, craniologia, angiografia, toracografia, ecc.;
5 sale per Roentgenterapia con apparecchiature funzionanti a 500 KV, In terapia tradizionale e di movimento compresa la stratiterapia; 2 sale per applicazione di Radium.
E’ in corso di installazione una Unità Cobalto attrezzata per la terapia di
movimento, compresa la stratiterapia. All’istituto Radiologico è unito un reparto di degenza di 50 letti.
Al primo piano del Padiglione Specialità c’e la divisione oftalmica capace di 55 letti;
al secondo paino la Divisione Otorinolaringoiatria con 60 letti, al terzo piano
la Divisione dermatologica con 70 letti. Al Quarto piano il reparto Oncologico con 50 letti e il reparto di Medicina del lavoro con 30 letti.
Nei vecchi fabbricati,opportunamente sistemati e rimodernati,sono allogati: il reparto isolamento per le malattie infettive,il reparto di Traumatologia infortunistica,e quello di Chirurgia Pediatrica, il Centro per la cura e il recupero dei poliomielitici, il consultorio neuro pedagogico e il reparto per cronici di ambo i sessi di 215 posti.Ogni Divisione o Reparto è munito di un congruo numero di locali e di servizio, sale di operazioni e di medicazione, cucinette, bagni ecc. L’Ospedale dispone inoltre di gabinetti per elettrocardiologia con apparecchi ad una e due penne, ecc.; per elettroencefalografia con apparecchio a sei penne; ed un Centro Trasfusionale completo di tutte le apparecchiature.
Ha una biblioteca con circa 10.000 volumi ed ospita una fiorente Società di Coltura Medica, fondata nell’anno 1924.
Nell’Ospedale hanno sede il Centro Provinciale per lo studio e la lotta
contro i tumori maligni; il Centro studi di cancerologia sperimentale dipendente dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, un moderno Ambulatorio stomato – odontoiatrico, il Dispensario celtico e gli Ambulatori di Medicina, di chirurgia e di Specialità.
Un laboratorio di ricerche cliniche particolarmente attrezzato ed una Farmacia aperta anche al pubblico completano i servizi di un moderno ospedale e rispondono a qualsiasi esigenza di una grande unità sanitaria.
In località isolata sulla strada che conduce Piazza d’Armi s’eleva il fabbricato destinato a Sanatorio per i tubercolotici capace di 170 posti letto. Nell’Istituto San Giuliano prospettante il Baluardo Lamarmora trovano posto le due divisioni Ostetrico – Ginecologiche capaci di 150 letti oltre alla scuola autonoma di ostetricia aggregata all’Università di Torino.
Un reparto per prematuri, sale operatorie e da parto, locali di servizio, il tutto modernamente attrezzato, completano quell’Istituto al quale è pure unito un ricovero della capacità di 15 letti destinato alle povere affette da cecità, in forza di un munifico lasciato dalla benefattrice Maria Dolores Bello.
Nell’Istituto De Pagave, posto nel sobborgo S. Martino, capace di 230 letti vengono accolti i poveri di ambo i sessi inabili al lavoro o cronici.
Movimento generale degli ammalati negli anni 1926-1938.
Ospedale maggiore della Carità di Novara
cifre medie
Patrimonio Immobiliare dell’Ospedale Maggiore della Carità di Novara
Prospetto Riepilogativo con l’indicazione del valore di mercato come indicato da uno studio del Politecnico
di Milano nella stima del 2011
Piazza Tornielli n. 5 Novara: 5 negozi, 13 alloggi Erps: 785.014;
Vicolo Psichiatrico n. 2 Novara: 5 negozi, 13 alloggi Erps: 785.014:
Corso Cavour n. 10 Novara: 5 negozi, 23 alloggi Erps: 1.588.621;
Corso Cavour n. 15 Novara: 3 negozi, 3 locali annessi, circa 7 alloggi in
parte raggruppati: 1.254.990;
Via Ubezio n. 28 Nibbiola: 4 alloggi Erps con tettoia per auto:232,406,
Corso Prestinari Vercelli:5 alloggi: 214329;
Via Viganotti Vercelli: 2 autorimesse:8.909:
Via Piazza Ponzana: 16 alloggi Erps e 16 autorinesse: 688.250;
via Pista a Ponzana Casalino : trattoria: 325,368;
chiesa Palazzi Vicolungo:edificio di culto: zero:
castello dI Casalgiate Novara frazione Casalgiate:porzone di un
caseggiato:139,443;
castello di Vicolungo: caseggiato utilizzato come abitazione
dall’agricoltore:209.682;
Cappuccini convento e Sacrario Novara: fabbricati e terreno
annesso:1.446.079;
villetta ex camparo Vicolungo: abitazione:77.470;
ospedale San Giuliano Novara presidio ospedaliero*; ospedale maggiore
Novara presidio ospedaliero*
valore totale 7.755.575.
* valori non ancora resi noti dal Politecnico di Milano
Poderi agricoli e terreni non agricoli
Ospedale Maggiore di Novara
——————000000—————
Poderi Agricoli
Baraggiola,a Landiona, podere agricolo con fabbricati,valore di
mercato in €. 1.291.141.
Burlotta. a San Pietro Mosezzo, podere agricolo con fabbricati:
€. 1.885.068.
Casalgiate, a Novara fraz. Casalgiate, podere agricolo con fabbricati:
€. 356,970.
Cascinazza, a Biandrate,podere agricolo con fabbricati:
€. 1.471.902.
Ripe sul cavo di Novara, terreni sparsi: €.33.570.
Chiàrotta,a Biandrate,podere agricolo con fabbricati: €.1.730.131.
Colombara, a Briona,podere agriclo con fabbricati: €. 1.368.611.
Colombara, a Casaleggio, podere agricolo con fabbricati: €.3.176.210.
Fondi in Carpignano, a Carpignano, terreni sparsi: €.54.302.
Fondi a Cerano,a Cerano,parte terreni sparsi in comproprietà: €.4.603
fondi in Tornaco, a Tornaco, terreni sparsi: €.67.139.
Inglesa, a Treccate, podere agricolo con fabbricati: €.3.331.147.
Landiona, a Landiona, terreni sparsi:261.740.
Lupo, a Palestro(PV),podere agricolo con fabbricati: €. 8.779.767.
Luserta, a Treccate, podere agricolo con fabbricati: €.1.807.599.
Marangana, a Biandrate, podere agricolo con fabbricati: €. 5.500.000.
Moneta, a Vercelli, poderi agricolo con fabbricati. €. 3.047.096.
Pascolo, a Casalino, podere agricolo con fabbricati: €.3.098.741.
Pisnengo, a Casalvolone, podere agricolo con fabbricati: €.2.556.512.
Ponzana, a Casalino, podere agricolo con fabbricati: €.4.417.341.
Prati Breia,a Novara, podere agricolo con fabbricati: €.2.220.765.
Schiavezza, a Nibbiola, podere agricolo con fabbricati: €. 3.253.678.
Sozzago, a Sozzago podere agricolo con fabbricati: €. 3.847.604.
Tauley, a Landiona, podere agricolo con fabbricati: €. 1.032.014.
Cascinino del Terdoppio, a Novara, podere agricolo con fabbricati: €. 33.570
Vicolongo, a Vicolungo, podere agricolo con fabbricati: €. 6.116.914
Zottico, a San Pietro Mosezzo, podere agricolo con fabbricati: €. 3.976.718.
Valore totale €. 64.720.853.
TERRENI NON AGRICOLI
Terreno con diritto di superficie di altri, a Novara frazione di Casalgiate,
terreno su cui vi sono villette di privati: €. 120.581
Terreno via San Bernardino e zona cimitero a Novara, verde pubblico:
€. 515.457.
Fondo boscaccio, Novara frazione Casalgiate, 6.171.656.
Valore totale €. 6.807.694.
GLI INTERVENTI Più SIGNIFICATIVI EFFETTUATI
Interventi più significativi realizzati all’interno dell’Azienda Ospedaliera di corso Mazzini e Viale Piazza D’Armi a partire dagli anni sessanta (fonte Azienda Ospedale Maggiore della Carità prot. 443). 1963 – Sopralzo di due piani del padiglione A (Medicina II – Cardiologia), cifra non disponibile.
Padiglione Eletto Lualdi1967 – Costruzione nuovo padiglione “E. Lualdi” (laboratori Nefrologia –
Emodialisi – Pediatria – Chirurgia Pediatrica), cifra non disponibile.
1968 – Sopralzo di due piani del padiglione B- (Urologia – Otorino – Oculistica), cifra non disponibile.
1973 – Costruzione Piastra Braga (poliambulatori – blocchi operatori), cifra non disponibile.
1979 – Ampliamento sede Viale Piazza D’Armi (ex Ginecologia Ostetricia e Lungodegenza) cifra non disponibile.
1990 – Completamento tunnel di collegamento tra i padiglioni, cifra non disponibile.
1990 – Ristrutturazione sede universitaria, 4 miliardi e mezzo di lire.
2001 – Ampliamento padiglione “E. Lualdi” (polo oncologico Chirurgia Pediatrica – Dermatologia) 10 miliardi di lire.
2003 – Nuova cucina e mensa dipendenti, 4 miliardi di lire interventi e di
manutenzione straordinaria e di ristrutturazione dei vari reparti al fine di
migliorare il comfort ospedaliero e la messa in sicurezza degli impianti e d
elle strutture, interventi che non hanno comunque modificato l’aspetto esterno
dei padiglioni e che possono essere quantificati in circa 6/7 miliardi all’anno.