Gaudenzio De Pagave
1776 – 1833
Gaudenzio De Pagave
1776 – 1833
Gaudenzio De Pagave nasce a Milano il 17 giugno 1776, da una delle famiglie più in vista del capoluogo lombardo. Il padre, Venanzio, gentiluomo di origine spagnola, era membro del Consiglio Austriaco, la madre Antonietta, apparteneva alla famiglia patrizia Solari di Novara.
Gaudenzio dopo l’infanzia trascorsa a Milano, seguendo la tradizione di famiglia venne avviato alla carriera di funzionario dello Stato. Studiò a Monza e Pavia dove si laureò in giurisprudenza.
A 25 anni tornò a Milano assumendo l’incarico di segretario del Consiglio Legislativo; nel 1805
esattamente tre anni dopo fu nominato segretario del Consiglio di Stato del Regno d’Italia, carica che ricoprì per nove anni, fino al 1814. L’assetto politico europeo in quegli anni andava incontro a rapidi e profondi mutamenti. Passato l’astro Napoleonico, con il congresso di Vienna le province della Lombardia tornarono a far parte dell’impero Asburgico. Grazie ai precedenti legami familiari, la carriera di funzionario del giovane Gaudenzio De Pagave non subì contraccolpi. Gaudenzio venne subito inserito nella nuova organizzazione statale, regnava allora Francesco 1° d’Austria. Nel 1817, fu nominato vice delegato (oggi diremmo vice Prefetto) della provincia di Lodi, un periodo in cui infuriava una pestilenza di tifo petecchiale, si trovò a fronteggiare una situazione molto difficile con i pochi mezzi che la medicina di allora disponeva per alleviare la sofferenza della popolazione decimata dal terribile morbo. De Pagave diede buona prova di sé e del suo spirito di iniziativa, venne così promosso al più elevato incarico di Delegato (oggi Prefetto) della Valtellina.
La provincia era un nodo vitale di comunicazioni con il centro Europa, l’industria e il commercio Lombardo aveva bisogno di collegamenti meno disagevoli per espandersi. De Pagave colse il momento opportuno per la realizzazione di due grandi opere stradali: quello dello Stelvio che in alcuni tratti supera la catena delle Alpi a tremila metri verso l’Austria, e dello Spluga con la Confederazione Elvetica. La strada dello Stelvio richiese soluzioni tecniche molto audaci per quei tempi; mentre per lo Spluga, De Pagave impegnò tutta la sua abilità diplomatica per vincere le resistenze frapposte alla realizzazione dal Governo dei Grigioni. Dopo mesi di lunghi e stenuanti trattative con il Governo dei Grigioni, riuscì a strappare l’assenso indispensabile dalle autorità Elvetiche.
Sotto il profilo professionale nonchè politico, probabilmente furono questi gli anni più felici per Gaudenzio De Pagave. Fù infatti insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine Equestre di Leopoldo, proprio per l’abilità dimostrata nel condurre a buon fine le trattative con la Svizzera, mentre qualche tempo dopo gli venne attribuita una seconda onorificenza; dal Granduca Ferdinando III° al “merito civile di Toscana”per avere salvato la vita al principe ereditario.
Sia la provincia che il capoluogo Sondrio, ebbero molti vantaggi dal Governo del giovane Delegato, in pochi anni Gaudenzio vi fondò un ospedale per infermi, fece costruire un elegante teatro progettato dal famoso architetto Canonica, e promosse l’insiedamento di un” Collegio Imperiale d’Educazione” scuole elementari e ginnasiali.
Nel 1826, De Pagave venne di nuovo trasferito: dall’amministrazione della Valtellina a quella della Provincia di Brescia. Nella nuova amministrazione si diede subito al lavoro, aprì la strada della valsabbia collegando il lago di Iseo con quello di Idro, migliorò la viabilità di Vobarno e della Valtrombia; inaugurò gli ospedali di Leno e Montechiaro, favori il rimboschimento della provincia, agevolò la costruzione del cimitero di Brescia e da non dimenticare perché costituisce in un certo senso la premessa della successiva donazione alla Città di Novara, ampliò la “casa di ricovero e lavoro” sovvenzionando l’opera anche con un contributo personale.
Si occupò del censimento delle opere pie e degli istituti di beneficenza esistenti in provincia di Brescia, ne censì 481 e per ognuno compilò minuziosamente il prospetto delle rendite e delle spese. Una ricerca puntigliosa, quasi per accertarsi che il suo patrimonio fosse adeguato a garantire la solidità della realizzazione che oramai stava maturando nella sua mente: un ricovero per i diseredati di Novara. La città che forse non ha mai conosciuto, ma di cui tanto doveva aver sentito raccontare da sua madre quando era bambino.
A Novara in quel periodo stavano sorgendo – in sintonia con lo spirito dell’epoca molte istituzioni filantropiche. la Contessa Giuseppa Tornielli Bellini negli anni 1832-33 lasciò tutto il suo sostanzioso patrimonio per la costruzione di scuole, biblioteche, istituti arti e mestieri, convitti. Il comune da parte sua avviava la fondazione di un istituto di ricovero per poveri: per tutto l’inverno e fino alla primavera si distribuì pane e minestra, con quei pochi denari che affluivano tramite opere pie e di beneficenza, anche con queste lodevoli iniziative era ben poca cosa di fronte alle innumerevoli necessità quotidiane, rivelandosi insufficiente.
Il 16 marzo 1833, a 56 anni moriva a Brescia Gaudenzio De Pagave. Alla apertura del testamento
(depositato il 22 febbraio 1833 appena un mese prima del suo decesso), i Novaresi scoprirono di essere stati nominati eredi dei suoi beni per un valore di oltre 100 mila lire da destinare alla fondazione di “una casa d’industria sotto la dipendenza della rappresentanza Sociale, dove vi siano accolti i poveri della Città madesima a dé suoi contorni e alimentati nella misura che sacà trovata conveniente e prudente dalla stessa Civica Rappresentanza, al quale viene demandato l’incarico di stabilire anche un regolamento per la direzione della Casa madesima e di nominare speciale amministratori di detto Pio Luogo che dichiara suo erede universale. La Municipalità era eretta dal marchese Giuseppe Luigi Cacciapiatti per la parte nobile, e Pietro Brielli per la parte popolare, si affrettarono ad adempiere la volontà del benefattore. Il 20 aprile dello stesso anno l’istituto ottenne la regia approvazione, con patenti del Re Carlo Alberto. Si incaricò una commissione per ricercare il luogo più idoneo per l’insiedamento del Pio ricovero, la scelta fu nel sobborgo di San Martino presso l’antica canonica dei Laterenensi,a fianco alla chiesa di Santa Maria delle grazie, ad una certa distanza dal limite allora abitato. L’architetto Antonio Agnelli si occupò della ristrutturazione dell’edificio. Otto mesi dopo al lascito De Pagave si aggiunse una donazione del Cardinal Giovanni Cacciapiatti, che legò annualmente ed in perpetuo la somma di 4 mila lire per i poveri di Novara inabili al lavoro. (Come si direbbe oggi) Il Cardinal Cacciapiatti affidò al cugino, il Sindaco, appunto, il compito di dare pratica attuazione della sua disposizione testamentaria. L’esecutore acconsentì che il lascito fosse aggregato al nascente Istituto “De pagave.
Per la concomitanza delle due donazioni “l’istituto De Pagave” fù già dal suo nascere, al tempo stesso: casa d’Industria per i poveri abili al lavoro e “Casa di ricovero” per i poveri inabili al lavoro.
Altri numerosi lasciti si aggiunsero da parte dei cittadini e di numerose Istituzioni: il Cardinal Giuseppe Marrozzo, le opere pie Tornielli-Borromeo, l’ospedale maggiore, l’opera pia San Giuseppe, l’Opera pia Barbavara, l’Opera pia Baldi e Sausati. I lavori di ristrutturazione del ex convento durarono due anni, furono completati nel 1835. All’inaugurazione l’Istituto De Pagave ospitava 150 “poverelli”. La solenne inaugurazione ebbe luogo il 4 novembre 1835, giorno dell’onomastico del Re Carlo Alberto. Nella chiesa di San Martino affollata di fedeli, il Vescovo Cardinal Marrozzo e l’avvocato Giacomo Giovanetti tennero le orazioni ufficiali.
Per deliberazione del Municipio a compire la letizia del fautissimo giorno fu la sera apprestata nel teatro, splendido di ricca luminaria, un’assortita accademia vocale ed istrumentale, il provento della serata di poco meno di duemila lire fù devoluto per intiero a beneficio del novello stabilimento.
In quello stesso momento il ”De Pagave” accoglieva già 144 poveri.
Alcuni ospiti dell’Istituto De Pagave